Progetto di pace di S.S. Dalai Lama

Fatti e Cifre della Situazione Attuale in Tibet


Un milione e duecentomila tibetani - un quinto della popolazione - sono morti come risultato dell'occupazione cinese.

Migliaia di prigionieri religiosi e politici vengono detenuti in prigioni e in campi di lavoro forzato, dove la tortura é pratica comune.

Le donne tibetane sono soggette a sterilizzazione forzata e procurati aborti.

Il Tibet, un tempo pacifico stato cuscinetto tra l'India e la Cina, è stato trasformato in una vasta base militare, che ospita non meno di 300.000 soldati cinesi, e un quarto della forza missilistica nucleare cinese, valutata complessivamente in 350 testate nucleari.

Più di seimila monasteri, templi ed edifici storici sono stati rasi al suolo, e le loro antiche e insostituibili opere d'arte e i tesori della letteratura sono stati distrutti o venduti dai cinesi, l'80% durante le “riforme democratiche” prima del 1966, e il rimanente 20% durante la Rivoluzione Culturale, secondo le autorità cinesi.

La Cina in Tibet proibisce l'insegnamento e lo studio del Buddhismo. L'odierna apparenza di libertà religiosa è stata inaugurata unicamente per fini di propaganda e per il turismo.

I monaci e le monache continuano a essere espulsi dai monasteri.

Le risorse naturali del Tibet e la sua fragile ecologia stanno per essere irrimediabilmente distrutte, come risultato dell'invasione cinese. Gli animali selvatici sono stati praticamente sterminati, le foreste abbattute e il terreno è stato impoverito ed eroso.

Sin dall'invasione il Tibet storico è stato diviso dalla Cina Comunista. Le province tibetane dell'Amdo, e in gran parte del Kham, sono state incorporate nelle province cinesi di Qinghai, Gansu, Sichuan e Yunnan.

Nel 1960 la Commissione di Giustizia Internazionale ha rilevato in Tibet sia atti di genocidio sia l'aperta violazione di sedici articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato tre Risoluzioni di Condanna alla Cina, per 'violazioni dei fondamentali diritti umani del popolo tibetano e ha invitato la Cina a rispettare i diritti del popolo tibetano, incluso il proprio diritto alla auto-determinazione.

La 43esima sessione della Sotto-Commissione delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 1991/L, 19 denominata 'La situazione in Tibet, il 23 agosto 1991, a Ginevra, dopo aver ricevuto ripetuti resoconti delle grossolane violazioni dei diritti umani in Tibet. La Sotto-Commissione ha dichiarato la sua "preoccupazione per le continue violazioni dei fondamentali diritti umani e libertà che mettono in pericolo la particolare identità culturale, religiosa e nazionale del popolo tibetano".

Le autorità cinesi in Tibet praticano la discriminazione e la segregazione ufficialmente e apertamente.

Le cure mediche non sono accessibili a tutti e le strutture migliori sono riservate agli individui di nazionalità cinese.

In Tibet, l'istruzione per i bambini cinesi è nettamente superiore a quella disponibile per i tibetani. Il 70% dei posti nelle strutture educative superiori è riservato ai Cinesi.

Il Tibet è controllato strettamente dal partito e dall'esercito Comunista Cinese. Pechino nomina tutti i funzionari superiori del governo e del partito, la maggior parte dei quali non parla tibetano.

I tibetani, nonostante i rischi di torture, di imprigionamento e di esecuzioni capitali, non hanno mai accettato l'occupazione cinese del loro paese. Dal settembre 1987, in tutto il Tibet si sono verificate più di 100 dimostrazioni contro il dominio cinese, che hanno avuto come risultato più di 450 morti e la carcerazione di migliaia di tibetani, eseguita senza regolare processo.

I Negoziati Cino-Tibetani

Sua Santità il Dalai Lama ha fatto varie proposte ai leader cinesi come gesto di buon augurio per risolvere le diversità di opinione e per trovare una soluzione soddisfacente alla questione del Tibet. Tra il 1979 e il 1984, Sua Santità ha inviato quattro delegazioni esplorative in Tibet e due delegazioni a Pechino per condurre colloqui ad alto livello con i leaders cinesi. I colloqui non hanno avuto successo perché i cinesi non erano pronti a discutere nessun tema importante, limitandosi a proporre il ritorno dall'esilio di Sua Santità.
Nel 1987, il Dalai Lama ha annunciato il Piano di Pace in Cinque Punti che ha rappresentato un atto di apertura verso i cinesi per iniziare i negoziati.

I seguenti sono gli elementi chiave del Piano:

1) L'intero Tibet, incluse le province orientali del Kham e dell'Amdo, siano trasformate in una zona di pace, una zona di ahimsa, un termine hindi che significa una condizione di pace e di non-violenza.

2) Il trasferimento della popolazione cinese in Tibet, che il governo di Pechino persegue per forzare una 'soluzione finale al problema tibetano, riducendo la popolazione tibetana a una minoranza insignificante e non rappresentativa nel proprio paese, deve cessare.

3) In Tibet, i fondamentali diritti umani e la libertà democratica devono essere rispettati. Il popolo tibetano deve essere nuovamente libero di svilupparsi culturalmente, intellettualmente, economicamente e spiritualmente, e deve poter esercitare le fondamentali libertà democratiche.

4) La restaurazione e la protezione dell'ambiente naturale in Tibet e la cessazione dell'uso della Cina del territorio tibetano per la produzione di armi nucleari e per lo smaltimento dei rifiuti nucleari.

5) L'inizio di seri negoziati sul futuro status politico del Tibet e sulle relazioni tra il popolo tibetano e il popolo cinese.

La Cina non ha mai risposto affermativamente e si è sempre rifiutata di iniziare i negoziati.

( courtesy by Chiara Luce Edizioni, Pomaia (Pisa) Italy)