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Carlo Innocenzi (compositore)
ArcheoAmbiente-News 05 luglio 2010 - L'uomo di Altamura è un Neanderthal italiano. Lo ha svelato il Dna............

Un cacciatore caduto in un inghiottitoio carsico dove ha trovato la morte dopo una lenta agonia e' il 'Neanderthal' italiano.


Si tratta dell'Uomo di Altamura, uno scheletro fossile trovato nel 1993 in Puglia, sulle Murge, che sta rivelando importanti risvolti scientifici per l'antropologia italiana e del Sud Europa.
I risultati delle prime indagini sono state presentate dalla Direzione regionale per i beni culturali del Ministero. Uno studio del dna ha stabilito che la scoperta si colloca nella variabilità genetica dei “Neanderthal” del Sud Europa, intorno ai 40.000 anni fa.

Il fossile trovato ad Altamura (Bari) ha una particolarità che lo rende unico in Italia ed in Europa: è intatto, anche se disarticolato, perchè ha tutte le ossa. Diversamente, per gli altri reperti italiani ed europei si hanno solo ossa isolate o frammenti di scheletro.

E' una ricerca che è destinata a proseguire quella avviata sul fossile che fu scoperto nel 1993 nelle campagne di Altamura, in localita' Lamalunga.
A scoprirlo fu un gruppo di speleologi che da due anni esplorava un complesso ipogeo molto esteso fino ad arrivare ad una nicchia ('abside' in gergo tecnico) e rinvenire un cranio rovesciato, ricoperto dalle concrezioni di roccia che ne conferiscono un aspetto perlato.
Due anni fa gli studi sono ripartiti di slancio.
Al momento della scoperta furono fatti solo degli studi antropologici che stabilirono che si tratta di un ominide di 160 centimetri circa di statura, collocato in un lasso temporale molto ampio (dai 250 ai 50 mila anni fa).
Un apposito comitato scientifico sta ora conducendo un'analisi multidisciplinare.
L'anno scorso dalla grotta di Lamalunga è stato estratto un frammento della scapola e questo piccolo reperto ha aperto scenari di grande interesse scientifico. I primi risultati di un certo rilievo sono arrivati dall'analisi del dna mitocondriale. Gli studi genetici finora condotti sui reperti di Neanderthaliani, datati tra 100.000 e 36.000 anni fa, hanno escluso la possibilità di un contributo del Neanderthal al profilo genetico umano moderno.
La comunità scientifica mondiale, infatti, assume come tesi di base che il Neanderthal sia estinto. Sull'Uomo di Altamura e' stato condotto uno studio su una sequenza parziale di dna antico, attraverso indagini rigorose. Le conclusioni di questo studio, secondo David Caramelli, dell'Università di Firenze, ''sono compatibili con le attuali ricerche paleoantropologiche e dimostrano come le popolazioni Neandertaliane potessero essere suddivise in almeno tre gruppi secondo la loro distribuzione geografica: Europa occidentale, Europa Meridionale ed Asia occidentale''.

L'Uomo di Altamura si colloca nella ''variabilita' genetica dell'Europa meridionale'' ed ha affinità con reperti trovati in Spagna (El Sidron) ed in Croazia. Lo studio, finora parziale, ha confermato che si tratta di un soggetto di sesso maschile perchè nella sequenza è stato trovato il gene della spermatogenesi.
Lo studio del dna antico, in campo paleoantropologico, è una scienza destinata ad aprire squarci molto importanti nella conoscenza tanto che per un reperto umano trovato in Europa si e' potuto stabilire che apparteneva ad un individuo dai capelli rossi.
Secondo Giorgio Manzi, dell'Università La Sapienza di Roma, è ''d'interesse assolutamente straordinario'' la possibilità di svolgere accertamenti su altre ossa e soprattutto sul cranio.
Una prima indagine evolutiva ha infatti aperto un enigma: il cranio presenta anche degli aspetti anatomici pre-neanderthaliani e sarebbe un 'unicum' se il reperto si collocasse in una fase evolutiva intermedia.
Sta di fatto che al momento lo scheletro è inamovibile. Si trova nelle viscere della grotta, ad una profondità di oltre 10 metri, raggiungibile dopo attraversamenti anche di decine di metri in cui si può solo strisciare. L'inamovibilità del fossile è una condizione fondamentale posta dal Ministero per la sua tutela.
Nel frattempo stanno procedendo le indagini sulla datazione che vengono condotte con due tecniche, quella del C-14 (carbonio 14) e quella con il ciclo uranio-torio.

Insieme allo studio del fossile, avrà slancio anche una scrupolosa indagine sulla grotta.

Nella sala principale di essa ci sono due grandi coni detritici che toccano la volta, ciò indica l'esistenza di aperture che a lungo funzionarono come trappole naturali per animali e che risultano ora occluse a seguito dell'accumulo dei detriti.
Come ipotesi di lavoro, si può ritenere che in una fase in cui i detriti si erano accumulati avvicinandosi alla volta, gli animali caduti nel pozzo potessero sopravvivere per un certo tempo, spostandosi nella grotta senza tuttavia avere la possibilità di uscirne.
Quest'ipotesi di lavoro potrebbe giustificare la presenza di uno scheletro umano alla fine di un lungo e stretto corridoio, distante dal verosimile punto di ingresso.
L'uomo potrebbe essere caduto durante la caccia oppure potrebbe essere stato travolto dalle acque in un canale naturale e scaraventato all'interno della grotta, attraverso un pozzo che intercettava una galleria di scorrimento.
Una successiva piena potrebbe averlo trasportato in un ramo secondario di assorbimento, dove rimase incastrato tra le stalattiti.
L'acqua lo sommerse e ricamò sul suo scheletro, con l'alabastro, merletti di concrezioni a 'cavolfiore'. Attraverso gli altri pozzi e sospinte dai flussi stagionali, numerose carcasse di animali raggiunsero la grotta. Ne sono stati trovati i resti e sono riferibili a riferibili ad un daino, ad cervo, ad un 'bos primigenius' (un bovino), ad un cavallo, ad una iena e ad una volpe.

Fonte: Adnkronos
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