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Carlo Innocenzi (compositore)
ArcheoAmbiente-News 07 novembre 2011 - C'è un tesoro nelle cantine dei musei. Ecco come farlo vedere a tutti……

Spesso solo una piccola parte della dotazione è aperta al pubblico. Ma il patrimonio a disposizione è vastissimo, e sul modello di quello che già accade all'estero, si studia come aprire le porte delle ricchezze custodite nei magazzini.

Come dappertutto nel mondo, anche a Torino ogni struttura espone solo una piccola, a volte piccolissima parte delle proprie collezioni. Un quinto all'Egizio, meno di un decimo a Palazzo Madama. E, sull'esempio del Met e dell'Ermitage, si fa strada l'idea di aprire al pubblico anche gli spazi di depositi e sotterranei

Giacimenti custoditi con amorevole e scientifica cura, ricchezza consolidata nel tempo e capitale cui si attinge per ricerche, prestiti di opere e scambi tra le istituzioni. Oppure patrimonio negato agli occhi dei visitatori e riservato agli addetti ai lavori, dunque perdita per la collettività? Si accende a Torino il dibattito sui depositi dei musei e sulla quantità spesso smisurata di opere che contengono, in tempi in cui è all’ordine del giorno il problema della mancanza di spazi espositivi. Specialmente per l’arte contemporanea, dove tiene banco la questione delle ex Ogr, un tempo considerate possibile raddoppio per la Gam, mentre oggi si attende di conoscere se in quell’area che dovrebbe in un futuro prossimo passare dalle Ferrovie dello Stato alla Fondazione Crt, ci sarà posto anche per installazioni e sculture, magari quelle acquisite in via XX Settembre per i due musei cittadini.

I dati sono impressionanti, nel senso che ogni museo espone una parte molto limitata delle sue collezioni: si va da un quinto nel caso dell’Egizio (6mila i reperti esposti su 30mila), a meno di un decimo per Palazzo Madama (5mila su 70mila), per arrivare a proporzioni estreme, come succede per la Gam che ha raccolto in quasi 150 anni di vita circa 50mila opere, mentre al momento ne espone 250. Diverso il caso di Rivoli, museo nato solo nel 1984, che ha in dotazione cifre assai inferiori e mostra al pubblico una cinquantina delle 500 opere a disposizione, tra proprie e avute in comodato. O della Galleria Sabauda, che in via Accademia delle Scienze presenta ora 788 opere tra dipinti, sculture, arredamenti e oreficerie, su un totale di circa 8mila pezzi: ma si conta di aumentare il numero nella futura sede nella Manica nuova di Palazzo Reale, dove potrebbero comparire anche pezzi attualmente in magazzino.

Si fa strada anche qui, come nel resto del mondo, l’ipotesi di fare diventare i magazzini luoghi aperti al pubblico. Sulla scia di alcuni dei principali musei: dal newyorkese Metropolitan, che ha creato un “Visibile storage” e inserito parte dei depositi nel percorso di visita; all’Ermitage di San Pietroburgo, che ha dato vita fuori città allo “Storage facilities center”, un mega deposito delle raccolte aperto alle visite, divenuto anche un centro culturale frequentato dagli abitanti; mentre anche la Pinacoteca di Brera ha integrato un magazzino nell’itinerario di visita.

Qui la Fondazione Torino Musei aveva in animo, e si vedrà se i tempi magri lo permetteranno, di creare per Palazzo Madama un deposito aperto in periferia, magari in zona disagiata, in cui inserire attività culturali nel fine settimana. In attesa di capire se il progetto andrà in porto, il museo di piazza Castello ha collocato nel percorso di visita, nel sotterraneo Lapidario, un deposito di materiali fragili: per il resto ricorre a un caveau esterno per i dipinti e a una struttura in altra zona della città, il cui indirizzo è top secret. "Il deposito, occorre ricordarlo, non è una cantina per i materiali inservibili, ma un archivio di oggetti importante per costruire la storia del museo — dice la direttrice Enrica Pagella —. Dalla nascita del museo, nel 1934, i nostri magazzini non sono mai cresciuti quanto a metratura, ma le collezioni sono aumentate e il problema degli spazi dunque si pone. Avevamo proposto qualche tempo fa di creare con le altre istituzioni cittadine dei depositi unificati, ma poi non se ne è fatto nulla".

All’Egizio, il cantiere in corso prevede l’inserimento di magazzini praticabili nel percorso di visita, su due soppalchi al secondo piano, lato via Accademia delle Scienze: "Esporremo una campionatura divisa per temi e epoche, con vasellame, ritratti, “ushapti” e barche — dice la direttrice Eleni Vassilika —. Ma sarà solo una selezione, non è il caso di fare vedere troppo, come si tendeva a fare una volta. Non tutto quello che è nei depositi è interessante per il pubblico, se abbiamo 8mila vasi non é certo il caso di mostrarli tutti, la priorità è per me quella di non annoiare il visitatore. Mi rendo conto che questo è un aspetto che riguarda più l’antico che il moderno e il contemporaneo".

Come si regolano allora alla Gam, che dispone di collezioni sterminate, di cui solo una minima parte esposta? Il resto sta in magazzini super attrezzati, climatizzati, dotati di strutture di sicurezza, luoghi in fondo affascinanti, in cui le opere ricoverate sono tutte catalogate e assicurate (una curiosità, i massimali più alti riguardano i pezzi firmati da Picasso, Twombly, Fontana e Burri). "Occorre intanto ricordare che non tutto ciò che sta nei depositi può essere esposto, su 47mila opere, tanto per fare un esempio, 39mila appartengono ai fondi grafici. Si tratta dunque di materiali fragili, per lo più disegni e incisioni, che non possono restare troppo alla luce, infatti vengono esposti a rotazione nella Wunderkammer al secondo piano", dice il vicedirettore Riccardo Passoni.

Proprio a partire dai depositi Danilo Eccher, dal 2009 alla guida in via Magenta, ha concepito progetti alla base delle attuali linee guida del museo: "Partendo dal presupposto che più forti sono i depositi e più forte è l’istituzione, e se non fosse così non potremmo come stiamo facendo prestare opere al Moma e al Reina Sofia, ho ideato i recenti allestimenti a tema delle collezioni proprio per permettere una circuitazione delle opere e mostrare al pubblico quelle magari da tempo non esposte".

Tra le novità della Gam c’è poi l’apertura il prossimo anno del Gabinetto della grafica, che consentirà l’accesso del pubblico a quelle smisurate raccolte: "Proprio come in una biblioteca, e come già avviene in musei come il Louvre, i nostri fondi grafici saranno consultabili da studiosi, ricercatori e semplici interessati, naturalmente con la cautela richiesta da quelle carte e nel rispetto delle misure di sicurezza".

di Marina Paglieri

Fonte: http://inchieste.repubblica.it/
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