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ArcheoAmbiente-News 12 dicembre 2012 - Biolaghetto ecocompatibile e a basso consumo energetico. A richiederli come alternativa alle normali piscine, secondo gli esperti del settore, gli agriturismi e……

La depurazione avviene grazie alle proprietà filtranti delle piante acquatiche


Balneabile, ecocompatibile e a basso consumo energetico. Sono i biolaghetti, specchi d’acqua artificiali che hanno iniziato a diffondersi nei giardini del nord Europa a partire dagli anni Ottanta. E che adesso, cominciano a prendere piede anche in Italia. Una concezione molto diversa, rispetto alle piscine tradizionali, che per il trattamento dell’acqua prevede solo metodi biologici. Infatti, a giocare da protagoniste per la sua depurazione le piante acquatiche che, grazie alle loro proprietà filtranti, permettono di tenere pulito il bacino senza usare agenti chimici. Tra cui, il cloro che molto spesso può causare allergie e irritazioni. A richiederli come alternativa alle normali piscine, secondo gli esperti del settore, gli agriturismi e le famiglie particolarmente sensibili ai problemi ambientali. Anche se, per farli come si deve, sono necessari alcuni accorgimenti. Come mettere la microflora e la microfauna giusta a seconda delle temperature atmosferiche. E pochi, pochissimi pesci. Per cercare di dare vita a un luogo «vivo», fatto di equilibri e di biodiversità.

IL BIOLAGHETTO – Tra le condizioni base per costruirsi una piscina naturale, quella dello spazio che, per ricreare in giardino un vero e proprio ecosistema, deve essere di almeno 100 metri quadri. «Non è possibile», spiega Giorgio Ganzerli, agronomo e presidente di Agriverde, società specializzata in realizzazioni di biolaghi, «fare una biopiscina in uno spazio inferiore perché si perderebbero tutte le condizioni per il trattamento naturale dell’acqua. Rischiando di ritrovarsi con uno stagno in giardino al posto di un biolaghetto». Tra i segreti del laghetto naturale, infatti, il movimento costante dell’acqua con pompe, a bassissimo consumo energetico, che la costringono a passare sul substrato filtrante depositato sul fondo del bacino, ossia dove sono radicate le piante. «In questo modo, le piante vengono attivate per il processo della fitodepurazione, riuscendo a filtrare naturalmente gli agenti inquinanti». Un sistema che, per essere efficace al 100%, deve essere però studiato con giudizio. «In Italia», prosegue Ganzerli, «le temperature variano molto a seconda della zona. E per non perdere le capacità naturali del biolago bisogna fare molta attenzione alle caratteristiche dell’ambiente in cui viene realizzato».

LE PIANTE GIUSTE – Da non perdere di vista, per prima cosa, la scelta della flora. Che se viene selezionata usando come guida il fattore estetico, rischia di diventare un serio problema. «Alcune piante oltre i 30 gradi di temperatura vanno in crisi e perdono la loro funzionalità. Per questo bisogna sceglierle con criterio. Ad esempio, iris e loto restano attivi anche a temperature elevate». Tutte scelte che a volte si possono integrare usando anche materiali del posto. «Un po’ di tempo fa», racconta Ganzerli, «abbiamo realizzato una biopiscina sul mare a Torre Annunziata e per farlo abbiamo usato anche le rocce del Vesuvio». Fondamentale, quindi, cercare compromessi con il territorio. «Spesso a fare il lavoro migliore sono le piante meno appariscenti, che si trovano sotto al livello dell’acqua. Ad esempio, tutte le tipologie dei Carex e della Salicaria. Anche se poi se ne possono aggiungere molte altre, come le ninfee, per soddisfare anche il lato estetico».

LA FAUNA – Non meno importanti delle piante, anche gli animali che popolano i biolaghetti. «La fauna», spiega l’agronomo, «è importantissima per mantenere saldo l’equilibrio biologico. Ad esempio, sono fondamentali i protozoi, come le dafnie, che contribuiscono a eliminare gli agenti inquinanti. Importanti anche gli insetti, come libellule e pulci d’acqua che fanno da antagonisti alle zanzare mangiandosi le loro uova». Un ruolo, quello di antizanzare, che nei biolaghetti spetta anche agli anfibi, come rane e salamandre. «Se si vuole un’acqua trasparente e balneabile, però, è sconsigliabile mettere tanti pesci. Al massimo uno o due di specie carnivore per non sovraccaricare il compito di depurazione delle piante».

GESTIONE E MANUTENZIONE – Pochissima o addirittura nulla, la gestione del biolaghetto. Che, secondo gli esperti, è in grado di tenersi in equilibrio da solo senza l’intervento dell’uomo. «I costi di manutenzione di una biopiscina», conclude Ganzerli, «sono praticamente nulli perché le piante si regolano da sole. E anche la spesa energetica per le pompe, essendo a bassisimo consumo, è veramente irrisorio». Più impegnativo, il costo di realizzazione del biolago che oscilla, a secondo degli ornamenti, come pontili e piante extra, tra 300 e 600 euro al m².

di Carlotta Clerici

Fonte: Corriere della Sera

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