28 febbraio 2010 - Caravaggio, nuova ipotesi sulla morte.........



Il quadro sintomatologico combina la ricerca sui resti umani e la ricerca storico-documentale


Una nuova ipotesi sulla causa reale della morte di Caravaggio sono state avanzate da Silvano Vinceti, Presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei beni storici culturali e ambientali che sta realizzando la ricerca sui resti umani di Michelangelo Merisi, e curatore della relativa ricerca storico-documentale.

«Nella vita del Caravaggio - afferma Vinceti- le donne hanno avuto un ruolo importante, sia come modelle per i suoi capolavori pittorici, sia come amanti. Cortigiane come Fillide Melandroni, splendida donna arrivata da Siena, Anna Bianchini, sempre proveniente da Siena, Maddalena Antonietti, detta Lena, e Domenica Calvi, alias Menicuccia; che non solo hanno dato il volto alla Madonna nei suoi dipinti di natura religiosa, ma sono state anche compagne di letto».

«Caravaggio, continua, quando si trovava senza denari, frequentava prostitute di strada che vivevano in ambiente sporchi e privi di precauzioni igieniche. Lo stesso storico Francesco Tresoldi, in una biografia del Caravaggio, ci ricorda che lo stato di malattia del Merisi non derivava da uno stato malarico ma che più convincente credere ad una infezione provocata dalla sifilide. Giorgio Cosmacini nel libro “La storia della medicina dall’antichità ad oggi” descrive la probabile genesi e invasione della sifilide che colpì l’occidente durante il Rinascimento».

Secondo Vinceti l’equipe medico-tossicologica dello staff scientifico del Comitato, ha sottolineato come alcuni dei sintomi patologici del Caravaggio riportati dai biografi contemporanei e, in particolare da Giulio Mancini che per un certo periodo lo curò, «possono far pensare che nel Caravaggio si sia potuto manifestare il terzo stadio della sifilide che si manifesta dopo 5-30 anni dal contagio. Il quadro sintomatologico di questo stadio che, potrebbe spiegare molte manifestazioni comportamentali ed emotive dell’ultimo Caravaggio, quello siciliano e napoletano, quello della neuro-sifilide. Entro tale quadro sintomatologico appaiono: decadimento mentale con turbe della memoria e dell’attenzione, del giudizio, del comportamento, eccitamento euforico alternato a depressione acuta, crisi epilettiche occasionali, dimagrimento».

«Noi riteniamo - conclude Vinceti - che la sifilide possa essere stata una delle cause di morte del grande pittore; occorre non dimenticare che essa assume questo potere mortifero in assenza di condizioni igieniche decenti, in particolari condizioni climatiche ( in quell’anno, il 1610, l’estate fu caldissima) e di debilitazione generale di un organismo». Naturalmente, la parola definitiva, conclude Vinceti, ce la diranno i resti del pittore, che speriamo di accertare al più presto». (LA STAMPA)