07 marzo 2010 - La missione? Salvare i rospi che attraversano. Dai primi di marzo, decine di volontari in molte regioni tornano in azione lungo le strade per salvare rane e rospi dalle auto. Gli animali, usciti dal letargo, iniziano il loro viaggio ad alto rischio verso l'acqua..........



Escono appena fa buio, armati di torce elettriche, giacche rifrangenti e secchi. Sono i "rospisti", ambientalisti volontari che dai primi di marzo, per trenta/quaranta giorni, pattugliano le strade di molte regioni d'Italia e salvano dalle auto centinaia di migliaia di rospi e rane. Solo in provincia di Treviso, dal 2003 a oggi, i volontari dell'Ente nazionale protezione animali hanno aiutato oltre 170mila anfibi a non finire sotto le ruote di un'auto.
Il "soccorso" scatta con la primavera alle porte, quando rospi e ranocchie si risvegliano in massa dal letargo e si muovono alla ricerca di specchi d'acqua dove deporre le uova. In questo "viaggio" verso l'acqua, spesso devono attraversare strade molto trafficate, spostandosi proprio all'ora del rientro dal lavoro, dalle 18 alle 21 circa. In quelle ore entrano in azione i rospisti: camminano lungo le strade dove avvengono gli attraversamenti, prendono i rospi, li mettono in un secchio e li portano dall'altra parte della carreggiata.
Alcuni tratti di strada sono stati attrezzati con reti o barriere per impedire agli anfibi di raggiungere l'asfalto fino all'arrivo dei volontari. Più raramente sono stati costruiti dei "rospodotti", dei sottopassaggi di circa un metro di diametro verso i quali gli animali vengono indirizzati attraverso delle barriere di convogliamento.
In Italia l'attività di salvataggio dei rospi è cominciata nei primi anni '90 in Lombardia e Toscana, e oggi è diffusa in quasi tutte le regioni grazie all'impegno di decine di volontari.

Il Wwf Italia ha persino un coordinatore nazionale delle attività di soccorso-rospi, il biologo Carlo Scocciati: "Gli anfibi sono la classe di vertebrati più a rischio di estinzione - spiega - , perché vivono sulla terra e si riproducono nell'acqua. Dunque sono doppiamente in pericolo".

Ricordando che l'ONU ha proclamato il 2010 l'anno della biodiversità, Scocciati ricorda che ciascuna specie è necessaria per mantenere l'equilibrio ambientale: "Gli anfibi sono predatori che stanno a metà della catena alimentare, cibandosi di larve, lumache e insetti. Insomma, oltre a essere innocui per l'uomo, dovrebbero anche starci simpatici, perché sono potenti 'insetticidi' naturali". (Elisa Cozzarini - La Repubblica)