11 aprile 2010 - “I colori di Giotto” in mostra ad Assisi. Accesso virtuale ravvicinato per ammirare da vicino i meravigliosi affreschi.......

Non solo l'emozione di poter ammirare, sui ponteggi insieme ai restauratori, a pochi centimetri di distanza, i meravigliosi affreschi della cappella di San Nicola o lo stupore di fronte all'originaria cromia delle Storie di San Francesco nella ricostruzione virtuale del Cnr: il grande progetto espositivo "I colori di Giotto", che prende l'avvio domani ad Assisi nella Basilica Inferiore e a Palazzo di Monte Frumentario, è soprattutto una straordinaria occasione per riaprire l'annoso dibattito sulla paternità dei cicli giotteschi.

Presentata oggi alla stampa, l'iniziativa è stata realizzata dal Comune di Assisi in collaborazione con il Sacro convento, il ministro dei Beni culturali, le Sovrintendenze dell'Umbria, la Regione, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e riunisce allo stesso tempo finalità di conservazione a quelle della valorizzazione e della ricerca. Un impegno che nel biennio 2010-2011 riceverà un finanziamento di 1,8 milioni di euro, risorse che sono state ripartite principalmente tra Comune, Regione, la fondazione Cassa di risparmio di Perugia e altri sponsor.

"Per il completamento dell'intervento di restauro della cappella di San Nicola ci vorrà almeno un anno - dice sui ponteggi, accanto ai primi saggi di pulitura, la sovrintendente dell'Umbria, Vittoria Garibaldi -. Inizialmente si prevedevano tempi diversi, più ridotti, ma si può dire che solo ora abbiamo il reale polso della situazione e possiamo partire con un attendibile progetto di restauro". Gli affreschi, prosegue, hanno sofferto e sono molte le aree della superficie che dovranno essere reintegrate (anche se con interventi neutri e reversibili, secondo la lezione brandiana). Ma soprattutto c'é la volontà di compiere indagini diagnostiche approfondite per stabilire le mani dei maestri di cui Giotto si circondò in questo suo primo cantiere ad Assisi, nel 1300, 1301, otto anni prima delle storie francescane della Basilica Superiore. "Le pennellate sono la calligrafia di un pittore, studiando sui ponteggi questi affreschi riusciremo a capire chi ci lavorò".

Di sicuro, aggiunge la Garibaldi, la bottega è quella di Giotto, le soluzioni spaziali possono essere solo frutto del suo genio e così la figura del Cristo e il San Francesco, nonché la visione complessiva dell'opera. Insomma, una sorta di regista che impostava e seguiva il lavoro, realizzando di sua mano le figure più importanti. Negli ultimi decenni, ha sottolineato Giuseppe Basile, lo storico dell'arte che seguì l'intervento di recupero degli affreschi danneggiati dal terremoto del '97, parte della critica, soprattutto internazionale, ha cominciato a dubitare della presenza di Giotto ad Assisi, ma grazie a questi nuovi restauri e alla restituzione con tecnologie digitali delle storie di San Francesco ''ora è possibile confrontarsi su un piano più scientifico e meno mediatico".

La ricostruzione virtuale allestita a Palazzo di Monte Frumentario restituisce il grande colorista della cappella degli Scrovegni (affrescata vent'anni dopo) ed emerge il potente impianto prospettico delle storie proprio perché l'aver ristabilito l'autentica cromia ha portato in primo piano le colonne tortili che dividevano le scene. In origine erano bianche e davano il senso della profondità di una quinta. E diviene evidente anche la prospettiva dinamica delle tegole sulla cornice, che si spostano seguendo il movimento di chi guarda. Proprio come a Padova, dove tutti concordano c'é il vero Giotto.