15 luglio 2010 - Allarme sulle condizioni di conservazione dei reperti Neanderthal nel museo di Storia Naturale di Verona. Con quella strana luce blu……


Un'inchiesta della rivista Nature punta il dito sulle condizioni di conservazione di alcuni importanti frammenti paleontologici che si trovano nel museo di Storia naturale di Verona. L'appello dei ricercatori al ministro Bondi.

BRILLANO di una strana luce blu, che non dovrebbe esserci. Al momento i ricercatori non sanno dare una spiegazione precisa al fenomeno che sta interessando importanti reperti paleontologici del nostro passato che si trovano nel museo di storia naturale di Verona e che stanno creando non pochi problemi anche a livello politico. La denuncia sta facendo il giro del mondo perché è apparsa sulla più autorevole rivista scientifica a livello internazionale: Nature. Il prezioso tesoro di cui fanno parte reperti in pietra e ossa fossilizzate provengono da località vicino Verona e appartengono per lo più a Neanderthal che vissero in un momento della storia allorché l'Homo Sapiens iniziò a colonizzare la regione e le 2 specie vennero a contatto.

L'importanza di questi reperti sta, ad esempio, nel fatto che essi potrebbero permettere di studiare il Dna dei Neanderthal e ciò potrebbe farci comprendere quale fu la loro reazione all'arrivo del sapiens: lasciarono il territorio? Ma dove se ne andarono a trovare rifugio? Ma questo tipo di ricerche ben presto potrebbero essere impossibili se i reperti subiranno danni irreversibili visto che si stanno già profondamente deteriorando nell'ex-deposito militare dove sono stati stivati. I reperti vennero portati qui tra il 2007 e il 2008 dopo che il castello del diciottesimo secolo era stato venduto dalla giunta comunale promettendo - si legge su Nature- che con quei soldi si sarebbe dato una giusta sede al materiale, ma sembra che non tutti i fondi siano stati utilizzati a tal fine.

I ricercatori hanno già fatto un appello al ministro della Cultura Sandro Bondi affinché il materiale di incalcolabile valore scientifico venga al più presto trasferito in una sede opportuna e che al più presto venga creata una commissione per verificare l'entità dei danni al momento. Reid Ferring, un geologo e archeologo all University of North Texas in Denton ha detto: "Trovo devastante che si permetta che una collezione di così alto valore scientifico venga danneggiata".

La curatrice della collezione Laura Longo ha declinato ogni commento a Nature, in quanto dal Museo le è stato chiesto di non parlare sull'argomento. Ma Longo aveva già mostrato perplessità sul modo con il quale erano stati sistemati i materiali, tant'è che recentemente ha chiesto a Gilberto Artioli, un geo-archeologo dell'Università di Padova di individuare la sostanza che produce lo strano effetto di luce bluastra sui campioni di fossili. Dalle prime analisi sembrerebbe che i campioni siano stati coperti da una patina di idrocarburi, forse lubrificanti, che un tempo venivano usati per pulire le armi presenti nell'arsenale. "Ma questo non spiega il colore blu presente sui reperti", ha spiegato il ricercatore a Nature. Esso dunque deve avere un'altra origine ancora da determinare. Artioli sostiene che non sarebbe difficile individuare l'altro inquinante, ma questo potrebbe creare una vera e propria bomba politica, in quanto se si scoprisse che il materiale si trova sulle pareti o sul pavimento dell'edificio vorrebbe dire che si sono trasferiti i materiali paleontologici senza un'adeguata pulizia dell'edificio.

Dall'Ufficio Cultura del Comune di Verona si fa sapere che è in atto una commissione che sta verificando la situazione e che non appena Vincenzo Tiné, soprintendente regionale all'Archeologia del Veneto e responsabile della commissione farà sapere come procedere, il Comune prenderà i provvedimenti necessari. Per quel che riguarda l'entità dei danni vi sono cifre che non coincidono. Secondo Tiné, riporta Nature, i reperti danneggiati sarebbero un centinaio sulle migliaia presenti, mentre per i ricercatori ammonterebbero al 30%.

Il Direttore del Museo di Storia Naturale di Verona è fuori ufficio fino a fine mese e quindi è impossibile approfondire l'argomento fino ad allora. Ma poiché i fossili sono porosi, al loro interno potrebbero finire altri elementi inquinanti invisibili all'occhio umano i danni potrebbero essere peggiori rispetto a quanto si vede superficialmente e le temperature elevate di queste settimane non possono che accelerare il problema.

di LUIGI BIGNAMI (La Repubblica)