16 dicembre 2010 - Il Fumatore: i significati simbolici della sigaretta



Tra i molteplici significati simbolici che essa evoca uno dei più salienti è senza dubbio quello di rappresentare la madre alla quale ci si aggrappa. Così come avviene nel rapporto con essa la sigaretta può essere toccata, emana odore e calore, dà benessere e sollievo specie quando ci si trova in uno stato di malessere.

A differenza del vino che acquista valore una volta che è stato ingerito, la sigaretta resta accesa fra le dita e "vive la sua vita a fianco del fumatore", che a volte addirittura la lascia bruciare senza fumarla.
"Una sigaretta vive e si consuma, una volta accesa; una bottiglia di vino è inerte" (Lesourne 1984, 99).

Le labbra esercitano un ruolo importante, aspirano il fumo e questo entra nella bocca, penetra all'interno del corpo fornendo un senso di sazietà: incorporare il fumo significa però distruggere l'oggetto esterno; così come ogni sigaretta fumata è irrimediabilmente perduta, annientata.

Lo stato di piacere che essa produce si accompagna strettamente all'idea di distruzione.
Se da un lato il fumo offre calore e sollievo, dall'altro riempie però i polmoni di aria "cattiva" ed è perciò percepito dai fumatori come un oggetto interno persecutorio.

Il fumo che caratterizza le prime fasi del consumo, allorché si regolarizza in abitudine consolidata, produce un senso di insaziabilità che pone il fumatore in uno stato di impercettibile disagio che non si placa mai completamente e che si associa a sensazioni di incompletezza profondamente angoscianti.

La sigaretta non rappresenta soltanto un oggetto orale in certi casi buono, in altri cattivo, sul quale il fumatore ha potere di vita e di morte, ma è anche oggetto di sentimenti ambivalenti che vanno dal bisogno di controllarlo e di dominarlo (si può prendere una sigaretta e non prenderla, accenderla o non accenderla, fumarla in fretta o molto adagio, ecc.) a quello di aggredirlo e maltrattarlo.

Il fumo soffiato all'esterno è maleodorante così come le flatulenze intestinali, inquina l'aria, fa bruciare gli occhi, dà fastidio al naso e alla gola, produce sporcizia (mozziconi e cenere) tutti aspetti che richiamano l'idea di escrementi e inoltre al fumatore può succedere di bruciarsi o di bruciare le suppellettili dell'ambiente in cui si trova.

La sigaretta costituisce anche una merce di scambio che consente di stabilire relazioni positive con gli altri: la si offre e la si accetta come manifestazione di benevolenza. Indipendentemente dal fatto di essere o non essere offerta e accettata essa facilita comunque tali relazioni (si fuma in genere più in situazioni sociali che da soli): essa funziona come strumento di aggrappamento, mezzo per dominare la situazione o per sperimentare una conferma del proprio narcisismo.

La sigaretta può altresì rappresentare l'attributo maschile che è segno della differenza sessuale, la potenza sessuale adulta che caratterizza il padre o essere simbolo di potenza assoluta.
Secondo Lesourne i significati simbolici che si associano alla sigaretta non sono statici, ma si modificano lungo il percorso del diventare un fumatore.

All'inizio il rapporto con la sigaretta è esclusivamente simbolico, esso vuol dire per l'adolescente conquistare, attraverso quella degli altri, la stima di se stesso, dover passare per questa esperienza per divenire adulto.

Superata la fase iniziatica il fumatore "cerca e trova nella sigaretta il modo di rappresentare, esprimere e simbolizzare il proprio conflitto personale e il tabagismo diventa un'entità vicina al sintomo" (Lesourne 1984, 116) (il fumatore parla della sua abitudine evidenziandone i piaceri e le costrizioni).

A poco a poco il fumare tende a svuotarsi di qualunque significato simbolico per diventare semplice strumento di un agire: "Il grande fumatore si abbandona a un atto sempre più ripetitivo, meccanico, vuoto, ma la cui incidenza sul suo corpo reale aumenta in proporzione" (Lesourne 1984, 117).

Dott.ssa Mariarita Valentini

Fonte: Spoletonline