26 aprile 2011 - Rincari e rubinetti chiusi i rischi della privatizzazione…..



Viaggio nei Comuni dove nella gestione dell'acqua già c'è la presenza degli operatori privati.

GUALDO Tadino si trova ai piedi dell'appennino umbro marchigiano. Da queste parti l'acqua un tempo non si pagava nemmeno perché c'è sempre stata in abbondanza. Pozzi dovunque. Qui c'è la sorgente di una nota acqua minerale. Ebbene qui - anche qui - l'acqua è diventata preziosa. E se dai tuoi rubinetti del terzo piano non sgorga perché ha poca pressione e non riesce a salire, beh, ti paghi i nuovi tubi. Seimila euro sono stati chiesti a un cittadino di Gualdo, che ora si è rivolto alle associazioni dei consumatori.

Avere l'acqua a casa non è più scontato. Anche questa è la privatizzazione del servizio. Privatizzazioni innanzitutto nelle logiche di gestione ancor prima che nelle proprietà.
Nella Umbria Acque, per esempio, il socio privato, controlla il 42%.
“Ma - si è visto – non cambia nulla”. Ha inciso, un po', per temperare l'inarrestabile ascesa delle tariffe: in dieci anni, dal 1998 al 2008 - riporta Antonio Massarutto nel suo "Privati dell'acqua", appena uscito per il Mulino - sono aumentate del 47%. E nel solo periodo 2005-2008 la spesa per il servizio idrico è cresciuta del 12%, circa il 4% in termini reali.
Una famiglia di tre persone spende in media 293 euro all'anno per l'acqua. Di quella che si utilizza, perché tanta se ne va persa in una rete idrica che è un vero colabrodo. Circa il 37% dell'acqua immessa in rete non viene fatturata con punte fino al 70% in alcune aree del Mezzogiorno, lì dove la fornitura dell'acqua è anche un business per la mafia e le altre organizzazioni criminali.

In Calabria, per esempio. Dove quasi il 45% della popolazione riceve un servizio a dir poco scadente. E dove l'acqua, pur arrivando nelle case, viene chiusa dal gestore per morosità del Comune.
È accaduto all'inizio di marzo a Cinquefrondi, settemila anime nella piana di Gioia Tauro: per due giorni niente acqua. Rubinetti chiusi. L'ha deciso la Sorical (società mista tra la Regione e i francesi della Veolia con il 46,5%) con la quale il Comune ha accumulato un debito di quasi un milione e 200 mila euro, pari a quattro anni di pagamenti arretrati. Dopo tre decreti ingiuntivi, la società ha ridotto del 25% l'acqua erogata al cliente moroso, sostenendo la piena legittimità di questa decisione.
Il punto è che il paese si sviluppa in salita e, anche qui, il taglio ha fatto mancare la pressione nelle tubature. Dai rubinetti nemmeno una goccia d'acqua, il sindaco ha dovuto ordinare la chiusura delle scuole per due giorni. I cittadini, che pagano regolarmente le bollette, si sono infuriati. Ma l'andazzo è questo.
Dice Maurizio Del Re, amministratore delegato della Sorical: "È una cosa che stiamo facendo ormai da un po' dove osserviamo che non solo il Comune non adempie al pagamento ma dall'altra parte richiede una quantità d'acqua abnorme". Insomma se non paghi ti staccano anche l'acqua, un tempo bene primario.

Accade al Sud ma anche al centro nord. Da quando l'acqua è un servizio privatizzato che ha trasformato i cittadini in clienti-consumatori. Senza che, però, ci sia un mercato, la concorrenza tra gli operatori, la possibilità di scegliere. Racconta Sandro Peruzzi, presidente della Federconsumatori dell'Umbria, che ormai, un po' dappertutto, quando devi spostare il contatore all'esterno della tua abitazione per consentirne la lettura al gestore, la ditta per eseguire i lavori "viene imposta" dalla società. E ti impongono anche i prezzi. "In genere il doppio di quel che servirebbe", chiosa Peruzzi.

Perché l'acqua dei privati costa sempre di più. A metà maggio è in arrivo la stangata per i cittadini-clienti dei 29 comuni campani nell'area sarnese-nolana-stabiese: incrementi sulla bolletta del 20%.
C'è chi ha calcolato che da sei anni a questa parte gli aumenti delle tariffe siano stati nell'ordine del 300% senza che il servizio sia migliorato.
Ne sanno qualcosa nella zona di Arezzo che per prima ha sperimentato la privatizzazione: tariffe all'insù di quasi il 57%.
E sempre, al nord, al centro e al sud e nelle isole, ci sono i francesi - senza il clamore del caso-Parmalat - che hanno conquistato quote azionarie prestigiose: Suez, Veolia Water e Saur. Gruppi potenti che hanno "imposto" il modello d'oltralpe. Conclusione di Giuseppe Altamore in "Acqua spa" (Mondadori): "Il servizio idrico è ormai un'industria che produce utili i dividendi per grandi e piccoli azionisti. La metamorfosi da cittadino a cliente dei mercanti d'acqua è avvenuta". Pronto a restare a secco e anche in bolletta.

di Roberto Mania (ha collaborato Raffaella Cosentino)

Fonte: la Repubblica