21 dicembre 2012 - L'Onu mette al bando le mutilazioni dei genitali femminili. Giornata storica alle Nazioni Unite. L’Italia è stata all’avanguardia nella battaglia…….
Una giornata storica, di cui l’Italia deve andare giustamente orgogliosa: ieri alle Nazioni Unite l’Assemblea Generale ha adottato all’unanimità una risoluzione che chiede a tutti i Paesi del mondo dimettere al bando le mutilazioni genitali femminili. La risoluzione non ha valore vincolante, ma il fatto che sia stata accettata all’unanimità riflette un consenso che raramente si manifesta al Palazzo di Vetro e per questo riveste un peso morale e politico non indifferente.
L’Italia è stata all’avanguardia in questa lotta negli ultimi dieci anni. Difatti il New York Times ha ospitato mercoledì, alla vigilia del voto, un appassionato fondo di Emma Bonino, che spiegava il significato del documento in discussione all’Onu, riassumeva la lunga lotta condotta dalle Organizzazioni non governative fianco a fianco con alcuni paesi come l’Italia, e ribadiva la necessità di non abbassare la guardia e continuare l'impegno perché ora il testo diventi realtà applicata.
Lo scorso marzo, durante i lavori sulla condizione della donna, il nostro Paese si è fatto promotore all'Onu di varie iniziative sulla questione. Il lavoro diplomatico per arrivare a un risultato è stato lungo e ha richiesto cautela per non offendere o inimicarsi i popoli ai quali si sta chiedendo di cambiare strada, ma alla fine i 193 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite hanno convenuto che le mutilazioni sono “un abuso irreparabile e irreversibile”, e hanno accettato di “prendere tutte le misure necessarie per proibirle e proteggere donne e bambine da questo tipo di violenza”. I Paesi che ancora non l’hanno fatto sono stati chiamati ad “adottare una legislazione e a farla rispettare”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 140 milioni di bambine nel mondo hanno subito questa orrenda pratica, e ogni anno almeno tre milioni ancora rischiano di rimanerne vittime. La pratica varia a seconda dei Paesi dove viene eseguita, e va dal taglio della punta del clitoride all’asportazione dell’intero clitoride e delle grandi labbra. Viene eseguita sulle neonate o nelle bambine prima dell’adolescenza. Nei 28 Paesi che la praticano in Africa, e in quelli nel Medio Oriente e in Asia, chi la difende sostiene che si tratta di una "tradizione" che “protegge” le donne dai rapporti prematrimoniali e dalla promiscuità sessuale.
L’ambasciatore del Burkina Faso alle Nazioni Unite, Der Kogda, ha aspramente protestato che queste sono “false giustificazioni”, usate per continuare a mantenere in vita un tabù. A Roma, dove ha seguito il voto dell’Assemblea Generale in diretta, Emma Bonino ha a sua volta ricordato che non sempre le tradizioni sono buone, tant’é che “anche la schiavitù era una tradizione”. Le donne che hanno subito questa mutilazione la descrivono come una violenza dolorosa e umiliante come lo stupro. La medicina conferma che non riveste alcuna utilità pratica, che ha solo l’effetto di mutilare il corpo femminile per ridurne la sensibilità sessuale e che può causare numerose infezioni, talvolta mortali.
Il voto sulle mutilazioni non è stato l’unico di grande importanza ieri alle Nazioni Unite. Sebbene con un numero inferiore di sì, l’Assemblea Generale ha rinnovato anche la risoluzione per l’adozione di una moratoria della pena di morte. Questo testo ha ricevuto 111 sì, con 41 no (fra i quali ci sono stati i no di Usa, Cina, Giappone) e 34 astenuti. Il cammino contro la pena di morte, anche questa una battaglia in cui l’Italia è all’avanguardia, è più lento, ma anch’esso procede: nel 2010 i sì furono 108.
di Anna Guaita
Fonte: Il Messaggero
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