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Carlo Innocenzi (compositore)

Fra Gilberto o Liberto Eremita

Fra Gilberto o Liberto era nativo di Monteleone ed apparteneva probabilmente alla nobile famiglia dei Tiberti. Quando dalla Pieve campestre di S. Maria del Piano de Equo, si ritrassero i Benedettini, col passaggio al clero diocesano nel sec. XIV, rimase a custodirla questo santo eremita.
Scrive di lui L. Jacobilli (Vita dei Santi e Beati dell'Umbria, tom. III, Foligno, 1661, p. 395):“ Il Beato Fr. Gilberto eremita dell'Abbazia di Ferentillo, terziario francescano, visse e morì santamente circa l'anno 1400 nella Pieve di S. Maria del Piano, circa un miglio fuori di Monteleone, terra dell'Umbria, ove si ritiene riposi il suo corpo entro un'arca.Camminando verso Rescia, villaggio di detta Terra, stanco del viaggio e dal caldo, non trovando acqua per refrigerarsi, si pose a sedere presso una quercia dove trovò un'immagine della B. Vergine, e raccomandandosi a Lei, ficcò il suo bastone per terra e appresso ad esso riposò circa un'ora.
Dopo destatosi, trovò il suo bastone che di secco era divenuto verde e un albero grosso come una quercia et a pie' di esso trovò una fonte di acqua limpidissima, con la quale estinse la sete, che sino al presente è in essere, e si dice fonte di S. Liberto, e bevendosi dalli infermi quell'acqua, ne ricevono mirabile benefizio.
La quercia è custodita dai confratri della Compagnia del Sacramento entro Monteleone et è di molta devozione ai padri Cappuccini, facendo crocette del suo legno, e portate addosso dai devoti di lui, i cani rabbiosi non li nuocciono.
E' tradizione che la campana della detta chiesa sonando da se stessa mentre stava infermo, venendo alcuni di detta Abbazia di Ferentillo per farlo ritornare alla loro patria, giunti appresso alla chiesa, moltissime volte provarono di entrarvi, ma non mai poterono e così i partirono.
Il Signore volle dimorasse in detta chiesa, ove morì et è venerato e si vede la sua immagine da eremita come anche nella chiesa di detta compagnia.
Il campo vicino al suo eremo, per averlo esso benedetto fa maggior frutto”.

Mons. Carlo Giacinto Lascaris, domenicano, dei nobili di Ventimiglia, patrizio di Nizza, già bibliotecario alla Casanatense e segretario del Generale dei Predicatori alla Minerva, consultore della Congregazione delle Indulgenze e delle Reliquie, fu eletto Vescovo di Spoleto il 17 Aprile 1711 da Clemente XI. Il 6 Luglio 1711 prese possesso della Diocesi.
Dal 3 al 10 Ottobre 1712 fece visita a Monteleone.
Abituato a grande attività archivistica, con la precisione consueta, ordinò ai suoi segretari di scrivere minutamente il diario della visita fatta nella Valnerina e quindi a Monteleone.
La Visita (Visita pastoralis, ms 1712 tomo II f. 92v Arch. Arciv. Spoleto) così inizia:“Vicariatus Montis Leonis visitationem sumpsit, sub cuius dictione sunt villae: Castelvecchio, Trivio, Le Forcelle, Ruscio, Terrale e Budino”
Proprio su Visita pastoralis, il Lascaris separa i due episodi circa la sorgente:
“Ad radices montis Rusci emanat adhuc fons aquae vivae qui ibi precibus praenominati Gilberti miracolose ad populi commodum profluit et quo qui bibunt ab infirmitatibus sanatur”.

Il miracolo del bastone rinverdito lo pone sulla china di Monteleone, presso il monastero di S. Caterina in cui vocabolo era detto Madonna della Quercia a quodam querce quae in eo loco a baculo fixo a S. Gilberto orta est……..

Il terzo prodigio che la tradizione narrava era il suono della piccola campana della Pieve, che suonava da sé allorché l'eremita cadeva infermo, perché fosse soccorso dai buoni.
I frati dell'Abbazia, venuti per assisterlo e poi trasportarne le spoglie a Ferentillo, non poterono neppure vederlo perché l'eremo era chiuso e se ne ripartirono rammaricati.
Il Signore lo permise perché le sue spoglie restassero nel castello diletto.I fedeli lo seppellirono con grande rispetto nella “cripta” della Pieve; le sue ossa potevano osservarsi da una pietra traforata.Molte grazie ottennero i devoti visitatori. I castellani gli dedicarono nel Borgo una Chiesa, (Chiesa San Gilberto) Oratorio della Confraternita del Sacramento e lo vollero raffigurato in una tela ai piedi dell'Ostensorio”.

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