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Carlo Innocenzi (compositore)
ArcheoAmbiente-News 25 febbraio 2010 - Eccezionale scoperta archeologica a 20 km da Roma. Riportata alla luce la residenza del rex (VI sec. a.C), probabilmente un tiranno legato alla famiglia dei Tarquini......

La “Regia” del tiranno dei Tarquini nell'antica città laziale di Gabii.

Eccezionale scoperta nella di città di Gabii, la “piccola Roma”. Riportata alla luce la residenza del rex, probabilmente un tiranno legato alla famiglia dei Tarquini. L'edificio, in uno straordinario stato di conservazione, è la prima struttura abitativa di età arcaica in Italia a essere stata rinvenuta con murature integre alte 2 metri

Gli archeologi la considerano una testimonianza unica e straordinaria, che non ha eguali a Roma e in tutto il Lazio, anzi in tutta Italia ne esistono forse una decina di esempi. Nell'antica città latina di Gabii, a 20 km sud da Roma, lungo la via Prenestina, è stata scoperta la casa del "rex" di Gabii probabilmente un tiranno legato alla famiglia dei Tarquini. Un edificio datato al VI secolo a.C., costruito su uno pre-esistente, articolato in tre ambienti non comunicanti tra loro, che si aprivano su un portico sul lato sud, dove sono riemerse anche cinque sepolture di infanti. Ambienti dalla raffinata tecnica costruttiva, ancora intatti nell'intera altezza delle pareti, in alcuni punti di oltre due metri.

Struttura che, secondo l'ipotesi degli archeologi che hanno condotto lo scavo da settembre a dicembre 2009, non ha paragoni a Roma perché architetture databili al VI secolo sono state distrutte dagli interventi successivi d'epoca repubblicana e imperiale. La scoperta avvalora il ruolo chiave di centro culturale e politico di Gabii, considerata la "piccola Roma".
“Dalle fonti sappiamo che Tarquinio il superbo prese Gabii con uno stratagemma, facendo venire il figlio, Efesto Tarquinio a conquistarla con l'inganno. Ci riesce e sappiamo che ad un certo punto comincia a regnare qui - racconta il sopraintendente archeologico di Roma, Angelo Bottini che oggi ha condotto il sopraluogo all'area di scavo, alla presenza del Sottosegretario a beni culturali, Francesco Giro - sappiamo da Livio che quando venne cacciato Tarquinio il Superbo, gli abitanti di Gabii uccisero il figlio. Quindi qui ha abitato un re strettamente vicino ai Tarquini". Ad avvalorare l'ipotesi, il rinvenimento di frammenti di lastre in terracotta che decoravano il fregio del tetto dell'edificio, decorate con scene ispirate al mito del Minotauro, analoghe alla "Regia" di Roma abitata da Servio Tullio che rimanda alla saga di Teseo utilizzata dal re di Roma per enfatizzare il proprio potere: "tale decorazione ha un significato preciso - commenta Bottini - perché il mito del Minotauro ucciso da Teseo, fondatore di Atene, è ripreso da Servio Tullio per legittimare il suo ruolo di fondatore di Roma.

Le lastre che abbiamo scoperto sono in uno stato di conservazione eccezionale". Lo scavo è stato sostenuto con 60 mila euro, fondi della sovraintendenza archeologica e dopo l'interruzione per mal tempo riprenderà in primavera con altri 60 mila euro previsti. La "regia" dei Tarquini doveva essere sfarzosa, con i muri eretti da maestranze originarie da Roma e rivestiti da intonachi e affreschi, di cui oggi rimangono tracce. Sotto il pavimento, i tre ambienti hanno restituito intatte fosse di sacrifici rituali relativi alla fase inaugurale del cantiere architettonico. In cinque di queste sono stati rinvenuti bimbi nati prematuri e morti, che non sono legati a sacrifici umani come dicono concordi gli archeologi Marco Fabbri, dell'Università di Tor Vergata e Stefano Musco, responsabile dell'area di Gabii, che hanno condotto lo scavo.

"Quando inizia la dinastia dei Tarquini a Roma - racconta Fabbri - lo stesso accade qui, strutturando la reggia su un edificio precedente datato al VII secolo a.C.. Se a Roma c'è il potere centrale, Gabii è una sorta di città vassallo ma anche dotata di un'identità forte di centro culturale. Coi Tanquini Gabii diventa un centro del potere parallelo a Roma. Con la Repubblica tutto cambia, e gradualmente a Gabii inizia la decadenza. Gabii finisce in epoca tardo antica. Nel Mille è già abbandonata. Eppure la casa del rex non viene distrutta ma solo seppellita nel tumulo". Per questo ci tengono a sottolineare gli archeologi che "di strutture cosi ben conservate non ce ne sono a Roma, tutto ciò che a Roma è riferibile a quest'epoca è stato spianato e distrutto. Gabii invece restituisce l'opportunità di indagare una fase della storia che a Roma è impossibile", sottolinea Musco.

Tutto è iniziato a settembre del 2009 quando Stefano Musco, camminando nei pressi della collina di pietrame, da cui è emersa la regia, ha trovato per caso una mano di terracotta: "Ho pensato subito che fosse un ex voto e che quindi lì sotto ci fosse un santuario forse dedicato ad Apollo. Invece è emerso tutt'altro". Quattro mesi di indagini e la scoperta: "Noi siamo certi che questa è una dimora del re di Gabii - dice Musco - per la posizione elevata delle strutture, sulla collina che guarda tutta la città, e per la tipologia planimetrica, tripartizione nota per essere elemento caratterizzante per edifici gentilizi. Probabilmente è un nucleo di un complesso abitativo più ampio. L'eccezionalità della conservazione sta nel fatto che ad un certo punto è stata seppellita dopo essere stata smontata del tetto. Probabile l'avvento di un nuovo assetto politico-istituzionale. D'altronde la Casa dei Tarquini a Roma è stata distrutta".

Le prossime campagne di scavo puntano a fare luce sull'intero complesso della regia (oltre a dissotterrare le lastre decorative del tetto). Rimane una scoperta importante per la storia dell'architettura del VI secolo, testimonianza rara della raffinatezza costruttiva e dei primi esperimenti di copertura a volta. Struttura che ha restituito tracce di una proto-regia, un edificio ancora più antico databile intorno al VII secolo. Importanti i ritrovamenti delle sepolture di bimbi: "Si tratta di infanti nati prematuri morti e seppelliti - dice Fabbri - di un'età stimata circa tra 28 e 40 settimane, dal più piccolo di sei sette mesi ad un appena nato. L'unico segno di patologia è a carico del quarto bambino rinvenuto con segni evidenti di infiammazione endocranico, probabile meningite. Ma nessun segno di malformazione. Sono tutti bambini morti a cavallo della nascita. E non rappresentano nessun sacrificio, anche perché non sono morti comuni, la casa predilige un clan gentilizio che governa Gabii".



(La Repubblica - 25 febbraio 2010)

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