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Carlo Innocenzi (compositore)
ArcheoAmbiente-News 08 marzo 2010 - Dalla marmellata di mirtilli arriva il nuovo fotovoltaico. Progetto di Cyanine, azienda spin-off dell’Università di Torino…..

Alla voce «mirtillo» il dizionario della lingua italiana recita così: «Piccolo arbusto delle Eriacee, comune su Alpi e Appennini, con frutti commestibili a bacca di colore nero-bluastro».
Parla anche del «frutto». Ma di energia no. Questione di tempo.
Tra un po’ si parlerà anche di pianta utilizzata per produrre energia elettrica.
No, non è fantascienza; è quello che si sta sperimentando nei laboratori del Nis, il centro di competenza sulle nanotecnologie dell’Università di Torino.
C’era una volta il silicio, materiale con cui si costruivano i pannelli solari. C’è ancora, ma ormai sembra superato.
La nuova frontiera dell’energia è un salto all’indietro, nel passato: produrre luce utilizzando le piante.
A Cyanine - azienda spin off aperta nel 2006 al Nis - ci stanno lavorando sodo. Insieme con Pianeta, la società di Settimo Torinese specializzata in energie rinnovabili che quest’anno ne ha acquisito le quote di maggioranza, stanno inseguendo il fotovoltaico di terza generazione. Con i mirtilli, e non solo.
Il perché è semplice.
«Il silicio è molto costoso e non ha un’ottima resa», spiega Giuseppe Caputo, direttore scientifico di Cyanine. «Finora il fotovoltaico si è retto sugli incentivi pubblici, altrimenti installare i pannelli sarebbe troppo costoso».
Ecco perché la ricerca sta virando verso nuovi materiali, più efficienti ed economici.
E verso i pigmenti organici sintetizzati biologicamente.
Come il mirtillo.
I nuovi pannelli sono costituiti da uno strato di pigmento fotosensibile ottenuto dalle bacche, l’antocianina, confinato tra due strati di vetro o plastica trasparente e flessibile. Il pigmento viene messo in stretto contatto con un elettrodo composto da nanoparticelle di ossido di titanio.
«Queste celle permettono di sfruttare anche la luce non diretta del sole», spiegano Caputo e Teresio Asola, direttore generale di Pianeta. «Possono lavorare anche nelle zone d’ombra». Sono più «sensibili» alla luce. «Inoltre - aggiunge Caputo - i pannelli in silicio diminuiscono d’efficacia con l’aumentare della temperatura, ed è un controsenso, visto che per funzionare devono essere rivolti verso il sole. Alle celle non accade».
Nei laboratori di Cyanine i ricercatori sperimentano soluzioni innovative: «Questa tecnologia usa supporti flessibili. E può essere installata su vetri, tapparelle, tende da sole, senza alcun impatto estetico».
Difficile ipotizzare che i pannelli organici soppianteranno quelli oggi in uso. Di sicuro li affiancheranno, anche perché sono ben più economici: fare a meno del silicio consente di risparmiare un buon 60 per cento. E
Potrebbe incentivare molte famiglie a installare le celle che viaggiano a mirtilli.                       
(Andrea Rossi - LA STAMPA)  
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