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Carlo Innocenzi (compositore)
ArcheoAmbiente-News 19 ottobre 2010 - Risolto il giallo dell'alveare. "Il grande killer è un fungo"..

Un misterioso fenomeno chiamato "sindrome da spopolamento" dal 2006 ha annientato il 40% dei favi americani. Ora entomologi ed esperti in guerra biologica del Pentagono hanno scoperto la causa: la colpa è anche di un virus. L'enigma decifrato grazie a una sinergia senza precedenti tra scienziati e soldati

È uno dei grandi gialli dell'orticoltura: che cosa sta sterminando le api domestiche? A partire dal 2006, nei soli Stati Uniti, dal 20 al 40 per cento degli alveari ha subito un fenomeno noto come "sindrome da spopolamento". I sospetti colpevoli comprendono pesticidi e cibo geneticamente modificato. Oggi un'insolita alleanza, quella tra scienziati militari ed entomologi, sembra sia riuscita a compiere un importante passo in avanti: identificare un nuovo sospetto, forse due.

Secondo lo studio pubblicato dalla rivista scientifica on line PLoS One, di cui sono autori alcuni scienziati militari di stanza nel Maryland e alcuni studiosi del comportamento delle api del Montana, il problema sarebbe stato causato dall'interazione tra un fungo e un virus.

Non è chiaro in che modo, esattamente, tale combinazione riesca ad uccidere gli insetti: stabilirlo sarà oggetto delle prossime ricerche. Esistono tuttavia delle valide prove: sia il fungo che il virus proliferano in un clima fresco e umido ed entrambi svolgono la loro azione nociva nell'intestino delle api, facendo ritenere che l'alimentazione degli insetti venga in qualche modo compromessa. "È come dare la caccia a un fantasma: non sai mai dove apparirà la prossima volta", spiega il dottor Jerry Bromenshenk, dell'Università del Montana, a Missoula.

Naturalmente, la collaborazione tra esercito e mondo accademico non è un fatto nuovo. Il gruppo di Bromenshenk, in passato, si è occupato delle possibili applicazioni militari degli studi sul comportamento delle api, ad esempio sviluppando il modo di utilizzare questi insetti per rilevare le mine anti-uomo.
Sia i ricercatori che gli scienziati militari, tuttavia, pensano che il fenomeno della "sindrome da spopolamento" potrebbe segnare la prima volta in cui il sistema difensivo realizzato dopo l'11 settembre dall'Home Security Department e il mondo accademico si coalizzano per risolvere un problema altrimenti irrisolvibile.
A rendere più difficoltosa la soluzione del problema il fatto che con la "sindrome da spopolamento" le api non si limitano a morire: prima volano via dall'alveare in ogni direzione. Ciò rende problematico realizzare le "autopsie".

Il gruppo di Bromenshenk e gli scienziati dell'Army's Edgewood Chemical Biological Center, a nordest di Baltimora, nelle loro ricerche congiunte sostengono che virus e fungo sono stati rilevati in tutte le colonie di api studiate. Da solo nessuno dei due agenti sembrerebbe in grado di svolgere un'azione così nociva, ma insieme sono letali. "La nostra missione è quella di sviluppare capacità di rilevamento al fine di proteggere la gente da qualsiasi agente biologico", dice Charles Wick, microbiologo del Centro di Edgewood. Le api, spiega, si sono dimostrate un'occasione perfetta per testare ciò che lo strumento del software analitico dell'Esercito è in grado di fare. Il sistema rintraccia le singole proteine di un campione, quindi identifica un virus o un'altra microscopica forma di vita sulla base delle proteine che esso contiene.

La forza di questa idea, sia nella difesa militare che in quella delle api, è immensa, spiegano i ricercatori, in quanto essa permette di utilizzare ciò che era loro già noto allo scopo di trovare ciò che nemmeno sapevano di cercare. Gli scienziati che partecipano al progetto sottolineano che le loro conclusioni non sono definitive. Lo schema sembra chiaro, dicono, ma è necessario svolgere altre ricerche per determinare, ad esempio, fino a che punto un'epidemia possa essere evitata e qual è il ruolo svolto da fattori ambientali come il caldo, il freddo o la siccità.

di KIRK JOHNSON
(Copyright New York Times la Repubblica. Traduzione di Antonella Cesarini)
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